TARTARUGA
Spinge la testa, la inclina di lato.
Le solletico la pelle del collo dov’è più sottile:
non ha altra compagnia,
mi pare indispensabile toccarla.
Penso alla saldatura dentro la corazza.
Legata disarmata
nell’abitacolo di un carro armato.
Ci rifletto stretta sul divano
sotto una coperta che potrei alzare.
Lei si affaccia, stende le zampe,
dietro sporge la coda,
ma dentro non può invitare alcuno:
condannata ad abitare sola la sua casa.
TARTARUGA 2
Pare l’evoluzione
abbia lavorato alla corazza
stretta in una cappa di paura.
L’accoppiamento
senza una pancia morbida,
io non capisco come si possa fare.
Senza carezze, come?
TARTARUGA 3
Mi cammina tra i piedi,
ma abitiamo lo stesso giardino?
Nell’angolo dove le foglie si sciolgono
ho sepolto il suo vecchio coinquilino:
un coniglio.
Ha un significato per lei?
Sa che la terra e un cimitero?
Vede lampeggiare la freccia?
Un mondo leggero il suo,
se e solo crosta di presente.