Agosto, moglie mia non ti conosco, recita un vecchio detto popolare dove il marito, libero da moglie e figli spediti in qualche dove di villeggiatura, addolcisce e compensa il peso del lavoro necessario al sostentamento della famiglia con effimeri flirt estivi, nell’infinito gioco del maschio cacciatore e sciupafemmine.
Interessante analizzare la “preda” della questione, intesa non come la moglie offesa, ingannata e tradita,quanto l’amante corteggiata, adulata e cercata poco oltre lo scadere dell’estate.
Donne “girasole” è la bella definizione adottata da Gianna Schelotto per descrivere quelle ”amanti eternamente deluse … non soltanto perché girano da sole, ma anche perché hanno fatto degli uomini gli astri intorno ai quali ruotare, svalutando tutto il resto”.
La nota psicologa specializzata in terapia della coppia e collaboratrice per numerosi quotidiani e settimanali, presenta in questo libro alcune storie di donne e dei loro amori infelici, della ostinata pervicacia con cui inseguono progetti amorosi destinati al fallimento e l’immancabile coazione ad iniziare storie nuove con epiloghi già tristemente conosciuti.
In questi ultimi scorci di tempo, la donna occidentale, nonostante la sua accresciuta consapevolezza e libertà, pare essere diventata più sola e meno preparata a “medicare” ferite affettive vissute nelle fasi più precoci della sua vita.
Diventare grandi significa imparare a costruirsi autonomia e autosufficienza, condizioni che a loro volta richiedono capacità di elaborare distacchi e separazioni da figure esterne affettivamente importanti. Se questo meccanismo si inceppa “si fa intenso il bisogno di aggrapparsi a qualcuno, e la ricerca di un amore diventa l’unico illusorio antidoto contro il progressivo venire meno dell’autostima … le donne girasole a poco a poco svalutano se stesse e, poiché si piacciono sempre meno, diventa più forte il bisogno di trasformarsi in persone diverse e di adeguarsi alle aspettative che attribuiscono al compagno del momento. Per piacere a lui si inventano, come camaleonti, nuovi comportamenti e nuove maschere”.
Giulia, una delle protagoniste, conferma questa diagnosi: “La mania di avere un compagno a ogni costo mi impediva di essere me stessa … Dei miei bisogni non mi curavo, mi sembravano inopportuni e marginali. Li sacrificavo alla convinzione di vivere amori unici e irripetibili … Pur di accaparrarmi un uomo, mi trasformavo come un camaleonte”.
Lucida pure la classificazione che Giulia enumera delle tipologie in cui facilmente si imbattono le donne girasole: la categoria degli sposati, degli ammammati, dei carrieristi.
Della prima fanno parte quegli uomini che hanno necessità di nuovi stimoli, che non sanno inventare nuovi scenari in una vita coniugale improvvisamente percepita scialba e banale, e che presto si accorgono che anche l’eccitazione della novità è soggetta a un fisiologico declino, soprattutto se l’amante, dopo essersi sbizzarrita nelle più fantasiose modalità seduttive, inizia a chiedere il conto sul piano della stabilità del rapporto.
Gli “ammammati” sono coloro che antepongono la genitrice a qualsiasi decisione li riguardi: “Sai, secondo la mamma …”; “Alla mamma dispiacerebbe …” “Mamma dice che sarebbe meglio se…”.
I carrieristi, infine, sono così concentrati ad inseguire aerei, appuntamenti, riunioni che già considerano un successo quando in uno scampolo di tempo o un’anonima stanza d’albergo riescono a fare, piuttosto che a dare, l’amore per l’altra.
Oltre a quelle di Giulia, incontriamo le avventure sfiorite di altre donne, alcune non più giovani, altre con un aspetto fisico non esaltante, altre belle ed intelligenti o, a loro volta, carrieriste ed “arrivate” sul piano professionale.
Queste figlie del nostro tempo così diverse eppure così uguali alle donne di sempre nella sofferenza di non riuscire a trovare il compagno giusto: “Ma perché?” si chiedono incredule “Perché tutte hanno un compagno e io no? Perché nessuno mi vuole? Che cosa ho che non va?”.
C’è anche una voce maschile, Gianni, che testimonia in quanto parte in causa, le reiterate bugie di Teresa sull’amore provato per lui che servono solo da coperture ad altri inseguimenti amorosi paralleli. Anche in questo caso, Teresa, come tante altre, “non si ama, e per questo non sa farsi amare … Gianni perde valore ai suoi occhi nel momento in cui si dice innamorato di lei. Un uomo che può amare una persona di poco conto quale lei è, dev’essere a sua volta di poco conto”.
Per queste vicende sentimentali non è l’agosto ad essere determinante. Nelle signore insicure e nelle loro voci narranti traspare l’incapacità di prendere distanza dai fallimenti che punteggiano i giorni di chiunque, in quell’interminabile altalena mossa dalla forza delle emozioni e dalla resistenza della ragione a saperle accogliere.
Suggerisce Schelotto: “Conta confrontarsi con quello che si è, cercando di affrancarsi da ciò che ieri ci ha fatto male … Non si può bloccare la propria vita nella prigione dei rimpianti, dei risentimenti e delle attese deluse. E’ importante, invece, prendere in mano le redini di sé e affrontare una realtà non deformata dalla propria paura di vivere”.
Un uomo purchè sia non potrà mai riparare un’immagine femminile ferita o spezzata. Gli oggetti senza valore vengono gettati via e le donne girasole sono molto abili a proiettare sul maschio paure ancestrali e bisogni di riconoscimento.
Ma quando il sole cede il posto alla luna, la gigantesca corolla del girasole non sa più dove voltarsi e tristemente abbassa lo sguardo, confidando in un immutato quanto speranzoso domani.