TartaRugosa ha letto e scritto di:
Cinzia Bellotti (2017)
Nikita
Io, non ti abbandono
New Press Edizioni, Cermenate (CO)
Ci sono coppie senza figli, altre con figli perduti e mai nati, altre ancora che hanno atteso e sperato per anni l’arrivo di un figlio.
Per i coniugi Darno l’adozione non arriva come ripiego consolatorio, ma come un modo diverso di fare famiglia e dare un futuro a un bambino abbandonato: avrebbero amato chi stava per arrivare senza riserve, esattamente come tante altre coppie fanno con i propri bambini.
Non ci sono illusioni rispetto alle difficoltà che sicuramente si presenteranno.
Non voglio essere delusa e l’unica maniera per non esserlo è di non avere aspettative, aspettative che poi potrebbero non reggere il confronto con la realtà, con quello che sarà davvero…
Queste le parole di Margherita al marito Giorgio quando l’idea di procedere con un’adozione internazionale diventa progetto e scatta l’iter di controlli e colloqui con assistenti sociali e psicologi per verificare l’idoneità dei futuri genitori.
A qualche mese dall’avvio della pratica, i servizi sociali iniziarono una serie di accertamenti approfonditi per indagare a fondo le motivazioni dei Darno, i loro profili psicologici, la loro situazione affettiva e relazionale, oltre che le dinamiche famigliari, circa sette o otto incontri con gli assistenti e lo psicologo…
Se tutto fosse filato liscio, avrebbero richiesto l’udienza di adozione con il giudice locale e l’autorizzazione per l’ingresso del minore in Italia. Il tutto a un costo che si aggirava attorno ai venticinquemila euro. Una bella differenza con l’adozione nazionale, del tutto gratuita.
E’ un mondo tutto da scoprire unitamente alle frustrazioni da reggere per la complessa burocrazia e le continue spese da sostenere; ma finalmente a distanza di due anni dalla scelta di iniziare le pratiche arriva la fatidica telefonata: erano stati abbinati a Nikita, un bambino russo di quattro anni.
Nikita vive in istituto, del suo passato non si sa nulla, comprese le due dita che mancano a una mano.
Certo è che nella sua memoria e nel suo animo si sono impresse dolorose cicatrici derivanti da un percorso di abbandono e solitudine e le privazioni sono difficili da rimarginare quando rappresentano l’unico stile di vita sperimentato dall’arrivo nel mondo.
Giunge il momento dell’incontro:
Era lì, davanti a loro ed era il figlio che tanto avevano desiderato. Difficile dire come si sentissero. Era come se vivessero un’esperienza mistica, extracorporea. Erano spettatori passivi e increduli della rappresentazione di un pezzo di vita che li riguardava: stavano conoscendo loro figlio.
Dal canto suo, Nikita è irrefrenabile, corre come un forsennato, fruga in tutti gli angoli, parla senza tregua.
E’ un bambino che da quattro anni e mezzo è rinchiuso in un orfanotrofio .. Per sopravvivere deve probabilmente scendere a compromessi con tutto e con tutti. Forse la sua esuberanza gli permette di essere accettato dagli altri, piccoli e grandi. Non è una passeggiata vivere lì dentro, sono le parole di Giorgio di fronte alle perplessità della moglie.
Se fosse possibile leggere ciò che si agita nell’animo di questi bambini, probabilmente scopriremmo sentimenti contraddittori e un’oscillazione perpetua fra speranze e paure, anche quando finalmente il destino propone una svolta.
Su indicazione della vigilatrice, i bambini si disposero su due lunghe file e Nikita nel silenzio generale, passò a baciarli uno per uno sulle labbra. Chi rimaneva guardava con invidia coloro che se ne andavano… erano sempre i più piccoli ad essere scelti e mentre questi se ne andavano, gli altri non potevano fare a meno di sentirsi destinati a un abbandono continuo …
Il viaggio in Italia non è sufficiente a dileguare il senso di sfiducia. Il contatto con la libertà e lo spazio esterno è inebriante, ma la lingua sconosciuta e la convivenza all’interno delle nuove mura domestiche non facilitano la reciproca comprensione dei componenti della neofamiglia.
Ognuno reagisce come può.
Margherita: La notte di svegliava di soprassalto e rimaneva sdraiata in posizione supina, fissando il vuoto con mille pensieri negativi … Non ce la faccio più, ma poi reagiva, metteva da parte lo scoramento e riprendeva il filo da dove l’aveva lasciato …
Nikita: Inconsciamente il timore permanente che presto sarebbe finito tutto e che lo avrebbero portato indietro insidiava la sua tranquillità, trasformandolo in un provocatore feroce .. voleva vedere fino a che punto i due fossero determinati a tenerlo, perché era fermamente convinto che prima o poi lo avrebbero riconsegnato al mittente e sarebbero scomparsi dalla sua vita.
I guai più grossi iniziano con l’accesso alla scuola. La socializzazione con gli altri comporta la necessità di imparare le regole ed è ancora troppo presto perché Nikita capisca che i limiti e i comandi fanno parte di un processo educativo indispensabile per la serena vita in comune. In lui è fresco il ricordo del degrado e dell’autoritarismo ricevuti nell’Istituto Numero 19, un monolite con le sbarre alle finestre, solitario, con un vecchio portone fatiscente e impregnato di un odore sgradevole di chiuso e di minestra frugale.
Quelle donne gli ricordavano le istitutrici. Dicevano ai bambini cosa fare, quando sedersi, quando giocare, mangiare o dormire …. Non lo sopportava, si sentiva a disagio e quindi si alzava e cominciava a disturbare tutti con qualsiasi cosa avesse tra le mani per sottrarsi alla pressione. .. Non possedeva le benché minime regole di comune convivenza.
Anche con la madre la situazione non è così diversa:
Con i suoi “no” decisi Margherita gli faceva tornare alla mente i niet delle istitutrici che avevano popolato la sua vita fino a qualche settimana prima e con un riflesso incondizionato reagiva di conseguenza … era alla mercé delle sue emozioni troppo intense da gestire e si sentiva profondamente infelice.
I momenti critici sono esasperati dal contorno sociale. In un paese di provincia in cui non succede mai nulla è inevitabile che le chiacchiere si concentrino su quel bambino russo ingestibile e sull’incapacità dei genitori di educarlo adeguatamente.
La variabile tempo va oltre il consueto trascorrere delle ore, dei giorni e delle stagioni, ma nei colloqui periodici con la psicologa dell’Ente gestore dell’adozione emerge soprattutto la raccomandazione di saper attendere.
Quello che mi raccontate è normale, può succedere. Nikita deve imparare a fidarsi di voi e fare pace con le proprie ansie da abbandono
A scuola i pareri sono diversi.
Non era stato detto apertamente ma l’allusione alla ADHD, cioè al disturbo di deficit di attenzione e iperattività, era chiara.
Ecco quindi comparire Paola, l’insegnante di sostegno con cui Nikita impara ad acquisire sicurezza giorno dopo giorno.
Con l’insegnante di sostegno si stabilì un rapporto di collaborazione costruttivo e sincero, il contatto era costante, il bambino apprendeva competenze sociali che gli permettevano di rivedere il suo modo di percepirsi come soggetto meritevole di considerazione e apprezzamento anche lontano dalla famiglia.
Peccato che la parentesi sia breve. La riduzione di orario di Paola scatena una nuova regressione, attivando comportamenti mal adattativi e di aggressività.
Le pagine ora si susseguono in un’inquietante e sconcertante escalation a cavallo tra bullismo e xenofobia, di cui si fanno interpreti non solo i coetanei di Nikita, ma anche coloro incaricati a canalizzare le innate cattiverie infantili per favorire inclusione e integrazione. Muti nel dipanarsi della drammaticità degli eventi non vediamo risparmiare nessuno: educatori, insegnanti di sostegno, maestri, direttrici, presidi.
La maggior parte degli adulti insisteva nel colpevolizzare Nikita, la sua mera presenza, dicevano, causava disagio agli altri e la sua fervida fantasia lo portava a raccontare episodi non reali.
Scopriremo che non sono solo respingimento, attacco verbale, prevaricazione, isolamento o false accuse a segnare le giornate scolastiche del bambino:
spesso Nikita veniva trascinato fuori dall’aula da alcune maestre facendolo strisciare lungo il pavimento. Lo prendevano per i polsi, con forza … le maestre si raccomandavano con gli alunni di ignorarlo poiché diceva cose senza senso, anzi, consigliavano ai suoi compagni di dargliele sode quando faceva qualche cosa che non andava.
Il racconto trascina il lettore all’interno di un quasi-giallo psicologico, in cui non sai esattamente dove la storia ti conduca, considerato che al minimo accenno di ripresa positiva, rimbalzano eventi inattesi che provocano il riemergere dei fantasmi mai cancellati negli incubi peggiori di Nikita.
Parallelamente, il ricevimento della lettera di convocazione del Tribunale dei Minori di Milano, angoscia anche i coniugi Darno che vedono all’orizzonte lo spettro del ritiro della tutela del bambino per incapacità genitoriale.
Quello che successe però fu l’esatto contrario …L’incontro con gli assistenti sociali era stato positivo, la relazione avrebbe supportato Margherita e Giorgio dichiarandoli non solo adatti a custodire Nikita, ma anche molto bravi considerate le circostanze alle quali avevano dovuto far fronte.
Come in tutti gli accadimenti, anche quando la sfortuna sembra avere il sopravvento, si creano le condizioni per accelerare la ripresa dopo la caduta.
In questa storia tanti sono i personaggi avversi con il loro bagaglio di pregiudizi e discriminazioni, ma esiste anche chi riesce ad andare oltre gli stereotipi, le false convinzioni e gli atteggiamenti manipolatori.
Sino alle ultime pagine il fiato è sospeso. Si profila un altro grosso cambiamento, quello del passaggio dalle elementari alle scuole medie. Che ne sarà di Nikita, alle prese con un nuovo scenario del tutto coincidente con un’età di per sé difficile quale quella adolescenziale?
La variabile tempo acquista una rapida accelerazione e ci porta negli anni successivi, quelli occorsi a rielaborare una vita messa a dura prova e cambiata per tutti.
I lunghi giorni di disagio e sofferenza non sono trascorsi invano. Flessibilità, determinazione, tenacia, pazienza, energia, ascolto, difesa dei diritti esercitati dai coniugi Darno si sono rivelati gli insostituibili alleati dell’amore necessario per riparare le ferite del piccolo Nikita e per costruire una relazione di appartenenza reciproca.
Grazie, Buon lavoro & buon anno. Cari saluti, Rosalba