Un gioco di bravura irresistibile:
“Queneau usa le figure retoriche per ottenere effetti comici ma nel contempo fa del comico anche sulla retorica … La retorica non si limita alle sole figure e cioè alla sola elocutio.
C’è l’inventio e c’è la dispositivo, c’è la memoria, c’è la pronuntiatio, ci sono i generi oratori, le varie forme di narratio, ci sono le tecniche argomentative, le regole di compositio, e nei manuali classici sta anche la poetica, con tutta la tipologia dei generi letterari e dei caratteri …”
Ci voleva Umberto Eco ad azzardare la traduzione dei 99 esercizi di stile di Raymond Queneau, animatore dell’esperimento dell’Oulipo, nel cui ambito anche Georges Perec ha dato il suo notevole contributo.
Perché gli Exercices di Queneau sono una “scommessa metalinguistica” che si basa su tutte le variazioni pensabili di un brevissimo testo, da cui le 98 variazioni che seguono sortiscono, nel loro insieme, un effetto comico globale: “mentre si ride su uno scambio meccanico di lettere alfabetiche, si ride nel contempo sulla scommessa dell’autore, sugli equilibrismi che egli mette in opera per vincerla, e sulla natura sia di una lingua data che della facoltà del linguaggio nel suo insieme”.
E perché pochi come Eco avrebbero saputo allineare così fruttuosamente le conversioni dal francese all’italiano, permettendosi di giocare con altrettanto perfezionismo e, pur nella scelta di alcune licenze di tipo linguistico-culturale, mantenere un assoluto spirito di fedeltà al testo originale.
Non rinuncia, Eco, di sottolineare di aver dovuto reprimere molte tentazioni: “avrei voluto provare l’eufemismo, la metalessi, l’ipallage, ero tentato di parodiare il linguaggio avvocatesco, quello degli architetti o dei creatori di moda, il sinistrese, o di raccontare la storia alla Hemingway, alla Robbe-Gullet, alla Moravia …”
E continua: “Exercices de style è come l’uovo di Colombo, una volta che qualcuno ha avuto l’idea è assai facile andare avanti ad libitum …”
Trovo così vere queste parole che, presa dall’entusiasmo della lettura di queste splendide 99 variazioni, mi sono divertita pure io a scegliere 9 titoli dai 99 proposti, partendo da un iniziale “Notazioni” (di mia pura invenzione) e da lì liberare la mia tartarughesca creatività.
NOTAZIONI
Pomeriggio d’estate. Sulla stretta strada che costeggia il lago, un autobus e un camion provenienti da direzioni opposte, bloccano il traffico. Riescono solo a passare pedoni, ciclisti e motociclisti. Una donna incinta seduta vicino al guidatore della corriera sviene.
RETROGRADO
Gravida accomodata al fianco del conducente del mezzo pubblico perde i sensi. Sulla strada transitano camminanti, bicicli e centauri. Le automobili invece stazionano dietro la corriera e il camion bloccati nella strettoia asfaltata. Il sole è ancora alto nel cielo e illumina il lago.
SORPRESE
Incredibile! Chi avrebbe mai detto che in un pomeriggio simile – mai stato così caldo! – sarebbe svenuta solo una donna, per giunta con un pancione enorme per essere incinta di soli 5 mesi? E la colpa di chi? Non certo di quel gruppo di ciclisti che sogna di raggiungere l’acqua del lago. L’avreste mai detto? Una betoniera immensa che a dir poco sfiora il muso dell’autobus di linea! I due colossi si incrociano e sapete che cosa fanno le altre vetture? Mica prestano soccorso alla sventurata. Macchè! Se ne stanno lì boccheggiando e sudando.
INSISTENZA
Faceva caldo quel giorno. Era un pomeriggio molto caldo. Erano le ore più calde di quel giorno estivo che cade nel mese centrale dell’estate, ovvero fine luglio, un periodo caldissimo dell’anno. Pure la strada era calda. L’asfalto bolliva e il luccichio del lago spargeva calore. Sulla calda strada asfaltata, uno da nord, l’altro da sud, giungevano un autobus e un camion. La strada era calda e pure stretta. I due giganti mezzi se ne stavano uno in fronte all’altro, provenienti da due direzioni opposte, e siccome uno occupava il lato destro della strada calda e l’altro il lato sinistro della stessa strada calda, nessuno riusciva a passare, essendo le corsie asfaltate riempite da questi due automezzi fuori misura. Nel pertugio lasciato a margine dell’autobus e dal camion, uno a destra e l’altro a sinistra, potevano intrufolarsi pochi fortunati: camminatori, pedalatori, motociclisti. Fortunati anche perché potevano stare all’aria aperta di quella giornata talmente calda che sia i viaggiatori dell’autobus, sia gli occupanti del camion grondavano sudore sotto un sole spietato. Probabilmente se l’autobus proveniente da nord fosse partito prima, non avrebbe incrociato il camion proveniente da sud in quel punto così stretto della strada, che nelle ore bollenti del pomeriggio di un’estate torrida, sembrava un girone dell’inferno. Dentro l’autobus tutti avevano molto caldo, perché stando fermi bloccati dal camion, non potevano sentire nemmeno un filo d’aria, come invece succedeva ai pedoni, ai ciclisti e ai motociclisti che, per caldo facesse, almeno erano fuori all’aperto. La signora incinta, seduta vicino al conducente dell’autobus che arrivava da nord, a un certo punto, a causa del calore estivo insopportabile, scivolò svenuta. Era proprio svenuta svenuta come quando si perdono i sensi.
DUNQUE, CIOE’
Cioè faceva caldo, dunque con quel sole, ecco, cioè, la corriera, cioè alla curva stretta, non prima, cioè quando ha visto arrivare il camion … Cioè tutti avevano capito che sì, cioè, non poteva farcela a passare. Dunque le moto, sì, cioè, anche le biciclette, cioè, voglio dire, dunque, quelle che passavano, cioè non si fermavano, dunque, potevano sorpassare. Cioè, l’autobus era fermo, dunque, con tutti i viaggiatori dentro che, cioè, ci faceva un gran caldo! Dunque la donna, cioè, quella incinta, cioè quella seduta vicino alla guida, dunque, quasi ci lascia la pelle, cioè sviene.
VERO?
Vero che caldo? Vero come sono strette, vero, le strade del lago?
Vero che non dovrebbero passare, vero, quei camion così grossi, vero? Vero che anche i ciclisti, vero, quando stanno tutti vicini, vero, bloccano il traffico, vero?
Vero che le donne, vero, quelle gravide, vero, dovrebbero stare più riguardate, vero? Perché col caldo, vero, se prendi un autobus e se l’autobus si incrocia, vero, con un camion, vero, poi sull’autobus, adesso che siamo in estate, vero, viene molto caldo, vero? E, vero, la donna col pancione, vero, poi sviene, vero?
INTERROGATORIO
- Quando è successo?
- Alle 16.30
- Dove vi trovavate?
- Sulla strada per Briz
- Sia più preciso, per favore, lei è testimone oculare. Mi indichi in quale punto della strada per Briz è successo
- Prima della farmacia del paese
- Saprebbe descrivermi la dinamica dell’incidente?
- L’autobus e il camion si sono incrociati nella strettoia e nessuno dei due riusciva a fare retromarcia perché le automobili al seguito non avevano lasciato distanza di sicurezza
- Ritiene che l’autobus non abbia rispettato il segnale di precedenza?
- Non saprei: ho solo sentito dire che una donna incinta era svenuta
- Lei conosce la donna gravida?
- No
- Allora le sue sono solo supposizioni
- Due ciclisti che passavano mi hanno detto di chiedere aiuto a qualcuno e così ho fatto
- Allora c’è un concorso di colpa. Lei conosce questi due ciclisti?
- No, io sono un passante che ha chiesto aiuto perché una donna in stato interessante aveva bisogno di soccorso
- Quanto lei sta dicendo sarà messo agli atti. Si tenga a disposizione per ulteriori accertamenti
OLFATTIVO
Sulla strada ostruita dal traffico, tubi di scappamento esalavano asfissiante gas azzurrino. L’aria calda e afosa sollevava dalle acque del lago il tipico odore lacustre, dal sentore di pesce e alga marcita. Nelle autovetture in coda con i finestrini abbassati, le bottigliette di aranciata e pepsi cola a portata di bocca spargevano il loro aroma mescolato all’acre sudore olezzante di rabbia e calura degli occupanti seduti negli abitacoli surriscaldati.
Dalla cabina dell’autotreno un acuto effluvio di pane e mortadella, unito a tanfi di rutti aromatizzati al barbera, dirompeva fra gli insulti di un nerboruto guidatore, che non riusciva a sbloccarsi da quel fetido passaggio in cui aveva incrociato la corriera del paese.
Lì, inermi passeggeri aggrappati alle maniglie di sostegno, lasciavano sgorgare dalle ascelle gocce perlate, un miscuglio di profumi, saponi e odore corporeo, volgarmente: puzza.
E quel vortice di afrori incontrollati, salendo lungo le nari della donna incinta, forse raggiunse anche il feto protetto nel grembo materno. Il quale scalciò considerando: “Questo è troppo!”. E la mamma, per proteggerlo, pensò bene di svenire.
TELEGRAFICO
Segnalato intoppo stradale riva destra del lago. Stop. Autobus e TIR altezza farmacia Briz. Stop. Lunghe file di veicoli. Stop. Malore donna incinta. Stop.
L’ha ripubblicato su Tracce e Sentieri.