TartaRugosa ha letto e scritto di: Francesca Scotti (2022), Il tempo delle tartarughe, Hacca edizioni (MC)

Chi mi vuole bene sa che amo le tartarughe (e non solo).

Stefy – visitando l’originale libreria monzese Virginia & Co. – è stata attratta da un titolo e ha pensato a me: ecco come questo libro è arrivato sul mio comodino.

Non conoscevo l’autrice e i quindici racconti raccolti nel testo sono stati un’autentica rivelazione.

Le tartarughe elogiano la lentezza e tale dovrebbe essere la lettura di queste storie che, sia pur brevi, hanno il potere di lasciare un marchio nella sfera mnemonica ed emotiva. Direi quasi a lento rilascio o ad impatto ritardato, perché lavorano dentro, suscitando interrogativi, ipotesi, dubbi.

Caratterizzati da una tonalità dolente, offrono spaccati di vita mescolati a visioni talvolta surreali, spesso rette dalla comparsa di animali, oggetti, situazioni che fungono da “elemento terzo” per orientare verso la comprensione di uno sviluppo incerto, o incomodo, o spiazzante, o senza speranza.

L’autrice, che divide la sua esistenza tra Occidente e Oriente, semina tracce di profumo nipponico nell’evolversi delle umane vicende narrate.

Vicende dei nostri tempi, fotografie, scenari che spesso hanno trovato anche nel lettore analoghe abitazioni, favorendo quindi facili identificazioni e multiple interpretazioni.

I temi affrontati non arrivano diretti come una denuncia. Piuttosto il percorso è laterale, zigzagante fra panorami suggestivi e parole interrotte che si schiudono improvvisamente in una frase rivelatrice, in una dichiarazione di intenti cui il lettore è chiamato a cercarne la direzione.

Inadeguatezza, bullismo, occasioni perdute, povertà, amori falliti la cui trama non è mai scontata: il tratteggio dell’accadimento devia armonico fra i protagonisti e scene fantasmatiche in bilico tra realtà e mistero per ritornare improvviso a un plot che sedimenta nel lettore, provocandone dapprima estraniamento e poi sorpresa. Quasi sempre amara.

Perché così è la vita.

Drammatica l’esperienza di bullismo della piccola Michiko in viaggio verso casa “Non male avere un guscio a proteggerti sempre, pensa Michiko mettendo lo zaino di cuoio rosso sulla cappelliera”; solo l’espediente della fermata sbagliata del treno da parte di un passeggero ti travolge con delicatezza sull’esito.“Andiamo, ti porto a cercare un guscio sulla spiaggia”, dice la donna e insieme si incamminano verso l’oceano.

La mia memoria corre inevitabilmente all’amata canzone Samarcanda di Roberto Vecchioni.

Sconcertante la risoluzione di un rapporto che non trova la complementarietà fra Sofia Mariko e Yoshi, sposati da un anno, si conoscevano appena quando lo avevano deciso.In questo caso è il rimedio all’insonnia che ci conduce attraverso i quartieri di Tokyo, strade percorse da Yoshi perché “finché lui guidava, lei riusciva a dormire. Erano le lievi oscillazioni , il rumore del motore a cullarla … Yoshi andava a dormire subito dopo cena, mentre lei preparava la colazione per quando sarebbero rientrati dalla notte in auto …Mariko faceva colazione di gusto, mentre Yoshi perdeva appetito, sentiva l’energia svanire e un’insofferenza cupa crescere. Nel titolo la preveggenza del colpo di scena: “La pace di chi ha sete e sta per bere”.

Emblematica la litigiosità di una coppia che utilizza la gita con il figlio come alibi della propria incomunicabilità e altrettanto emblematica la difesa del piccolo Pietro che stringe amicizia con Junij , da cui impara la diversità del linguaggio e della cultura giapponese. “Perché da ora saremo amici e tu resterai qui con me … Pietro si volta a guardare i suoi genitori, sono sempre litigiosi e gesticolanti e ora stanno per svanire dietro la curva”.

Fallimentare il tentativo di ricucire una relazione sospesa e sospeso è il fiato di sapere come finirà la tartaruga ferita grazie alla quale si intuisce un tentennante riavvicinamento di una coppia in crisi. “Calano l’animale in acqua, qualche riflesso trema, poi niente si distingue più … Non si guardano e risalgono in auto. hanno fame e sonno”.

Straziante il destino della signora Nakano il cui stabile deve essere distrutto per il rinnovamento del quartiere. Non può permettersi di trasferirsi: è troppo costoso. E allora come affronterà l’arrivo delle ruspe? “Come faccio? Basta sedersi in un punto della stanza e aspettare finché non riusciranno più a vedermi. Ha presente i camaleonti? Ecco, è una cosa simile. Molti anziani scoprono di saperlo fare quando non c’è più posto per loro”. L’elemento terzo del racconto è rappresentato dalle ante dell’armadio dipinte con le ortensie. La vicina, in apprensione, la cerca il mattino dopo “i suoi capelli sono del colore delle ortensie e il suo viso della carta, il busto si è fatto legno, le gambe paglia intrecciata … Vedo le iridi illuminarsi un istante sulla carta per tornare subito nascoste: é senza confini, è casa”.

Anche questo racconto sollecita un ricordo: lo struggente libro di Fukazawa Shichirō Le canzoni di Narayma (da cui il film La ballata di Narayama).

E via via con le altre storie, con i temi che riempiono i giornali (solo?): indifferenza, superficialità, disprezzo del prossimo, noncuranza dell’infanzia ma anche ininterrotta ricerca di un senso interiore, che diventa la forza per una lettura che non trascura di smuovere lo sguardo più profondo verso se stessi e il rapporto con l’Altro.

Come in Calendario lunare dove una misteriosa scatola di legno chiaro e lucido, un peso prezioso, racchiude il segreto di un piantina di fragole da cui vengono smossi cristalli di ghiaccio.“Lei mi diceva non svanirò, non me ne andrò, non finirò” sussurra l’uomo. “E io ho imparato a ritrovarla”.

C’è sempre la possibilità di dare una forma nuova alla speranza.

Grazie a Stefy per avermi fatto conoscere Francesca Scotti.

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Bio

2 pensieri su “TartaRugosa ha letto e scritto di: Francesca Scotti (2022), Il tempo delle tartarughe, Hacca edizioni (MC)

  1. Nottolas

    Sono io che ringrazio te per la splendida recensione . Hai la magia di farci immergere e nuotare, tra la parola scritta e ciò che ti ha suscitato leggendola, e di avere voglia di fare un tuffo anche noi in quel mare. Grazie Stefania

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