IN RICORDO DI ALICE, CHE MOLTI DEI MIEI GIORNI HA ACCOMPAGNATO.
“La memoria è il modo in cui raccontiamo a noi stessi le nostre storie, e ne raccontiamo agli altri una versione in qualche modo diversa … capire come cambia la memoria nel tempo, i diversi inganni che inventa nelle diverse età della vita …”
Che birichina può essere la memoria, anche quando riguarda la nostra stessa vita :))
Il fatto è che quando aggiungiamo nuovi anni al nostro esistere diventa più facile modificare il significato dei ricordi, dando loro una nuova realtà che può celare omissioni, ricostruzioni, deformazioni, perfezionamenti della vera scena vissuta.
Vi è mai capitato, per esempio, di rivedere a distanza di decenni un luogo della vostra infanzia e di percepirlo drasticamente “rimpicciolito” rispetto alla grandiosità che un tempo lontano rivestiva?
O ancora, di inserire in un racconto di saga familiare qualche caratteristica narrata da altre voci che però sembra corrispondere a una vostra precisa presenza proprio nel momento in cui quell’evento accadeva?
O, con tutta onestà, di confidare a un amico qualche travaglio interiore soffermandosi maggiormente su aspetti che evidenziano una propria ragione, piuttosto che l’esposizione oggettiva dei fatti avvenuti?
O di distinguere in modo confuso dove collocare esattamente il ricordo che ci viene a trovare, se in contemporanea non viene offerto un aggancio di riferimento sicuro?
Munro ben conosce i meccanismi di una memoria che non è mai così affidabile come la si vorrebbe credere e ne sono testimonianza i mirabili incisi che spesso affiorano nelle trame delle storie che scrive.
Ed ecco che nel racconto “Il percorso dell’amore”, che dà il titolo al libro in lettura, a un certo punto Fame, nel visitare con un amico la vecchia casa d’infanzia radicalmente mutata dopo la sua vendita, dice a Bob mentre guarda la vecchia stufa a legna: “Una volta mia madre ha bruciato tremila dollari dentro quella stufa”. Alla legittima curiosità dell’interlocutore e all’osservazione che i soldi sono sempre il punto centrale, Fame replica: “No. Il punto è che mio padre glielo lasciò fare. Mio padre restò lì a guardare senza protestare mai. E se qualcuno avesse cercato di fermarla, lui l’avrebbe difesa. Io lo considero un gesto d’amore”.
Due pagine dopo: “Mio padre non è mai stato in cucina a guardare mia madre consegnare le banconote alle fiamme. … Ma allora perché rivedo la scena con tanta chiarezza, esattamente come la raccontai a Bob … Mio padre accanto al tavolo … mia madre alimenta scrupolosamente il fuoco con le banconote … e mio padre … sembra proteggerla”. Una delle due considera il gesto naturale e necessario e l’altra è convinta che l’importante sia garantire a quella persona la libertà di procedere. Capiscono che altri possono pensarla diversamente. Non li riguarda. “… Faccio molta fatica a credere di essermi inventata tutto. Sembra talmente vero da essere vero: è quello che credo sul loro conto. … Ho smesso in compenso di raccontare la storia. … Non ho smesso soltanto perché, a rigor di termini, non era vera. Ma perché ho capito che dovevo rinunciare ad aspettarmi che la gente condividesse il mio punto di vista.
Una distorsione della memoria per confermare il percorso dell’amore?
“Lichene”. Chi non ha mai vissuto, assistito, sognato, immaginato un tradimento? Una storia così reale da sembrare uno spaccato di una delle tante serie di spettacoli televisivi in cui i protagonisti sono i concorrenti della vita. In Lichene un rapporto uomo/donna durato ventuno anni, continua nonostante gli otto anni trascorsi dalla separazione.
Sono donna, come potrei non partecipare a favore di Stella, “una donna piccola e grassa, bianca di capelli, in jeans e maglietta sporca. Sotto, non porta nulla che sostenga o contenga qualsiasi parte del corpo…”, che ha saputo reinventarsi la vita da sola, i figli lontani, in una vecchia cascina bisognosa di restauro con piccolo orto cintato: ”Ci sono piante che sta rinvasando e i barattoli (di marmellata) di cui parlava… C’è l’attrezzatura per il vino e infine, nel lungo soggiorno che affaccia sul lago, la sua macchina da scrivere, circondata da mucchi di libri e pile di carta. … Oltre la Società storica, aggiunge, frequenta un gruppo di lettura drammatica, un coro parrocchiale, l’associazione vinificatori, nonché un circolo di persone che organizzano a turno cene informali a prezzo fisso”.
E come non chiedersi che cosa ancora la lega a David, presuntuoso presenile che da sempre è a caccia di avventure diverse che alimentino il suo demon interno di Non Amare le Donne?
La sventurata di turno che sta per essere scaricata, Catherine, confida nell’immediata complicità femminile che si instaura con Stella – grazie anche all’effetto chimico dello psicofarmaco che usa – “ci sarà un cambiamento nella mia vita. Sono innamorata di David, ma mi sono sepolta dentro questo amore per troppo tempo”.
E David nel frattempo sventaglia una foto al limite della pornografia della nuova preda, giovane, eccitante, lussuriosa. Una sferzata di energia che l’ha persino indotto a tingersi i capelli. E’ una bestia in calore, David. Cerca la giovane ragazza telefonicamente e ansima, suda, si eccita nel non trovarla perché sa che questo corrisponde a un suo tradimento. Una sgualdrina, in fondo, ecco che cos’è.
Non suscita certo pena David, anche di fronte alla sua ammissione che è disposto ad accettare di tutto per sopportare il suo struggimento interiore “Questi accessi di desiderio e dipendenza, venerazione e attaccamento morboso, queste trasformazioni terrificanti sebbene auspicate, non sono vero amore. … Prima o poi, se Dina (l’attuale amante) permetterà alla propria maschera di incrinarsi, lui sarà costretto ad andare oltre. E comunque lo dovrà fare lo stesso: dovrà andare oltre.”
Sì, direi che ci sono tutti gli elementi per manifestare solidarietà verso Stella, quando finalmente gli dice”non si potrebbe cercare di tagliar corto adesso?”.
Che garanzia può infatti offrire un uomo che guarda alla ex-moglie come virtuosa complice delle sue nefandezze solo perché è l’unica a “portarsi il fardello non solo di vecchi segreti sessuali, ma anche delle elucubrazioni su Dio che lo tenevano sveglio nel cuore della notte, dei suoi vari dolori al petto di natura psicosomatica, delle sue difficoltà di digestione, dei suoi piani di evasione” a tal punto che “Si era gonfiata, con tutto quello che sapeva”.
Ma il percorso dell’amore segue viottoli impervi: “Un tempo si scambiavano battute amare e cattive e fingevano, pronunciandole, di trovarle vagamente spassose, sincere, quasi cordiali. Adesso il tono fasullo di allora si è depositato sul fondo, insinuandosi negli interstizi di ogni sentimento acuto, perciò l’amarezza, sebbene identica, risulta stantia, formale, superflua”.
E in fondo, al novantetreenne padre di Stella “la visita di un uomo (in casa di riposo) conta di più”, anche se “agli occhi del suocero, David non avrebbe mai cessato di essere qualcuno che sta imparando a diventare un uomo, e che potrebbe non farcela mai”.
Saggia Stella. Non si è ripiegata sulla crocifissione del genere maschile “Chi è lei in fondo per dire che cosa di David è artefatto e che cosa no?” , ma ha abbracciato se stessa sino a far strizzare la vitalità che in tempi precedenti infastidiva il marito: ”Le sue impetuose impazienze ad esempio, le esagerazioni, quel modo innocente e scherzoso di andare a caccia di comprensione”.
Un amore non finisce in base al semplice on-off di un interruttore, ma è complicato dividere in due le responsabilità dell’affievolimento dell’illuminazione. Per entrambi tuttavia il futuro si apre.
“Le finestre sono aperte, la casa piacevolmente in ordine, e una gustosa zuppa di pesce sobbolle sul fornello” e lo sguardo è rivolto “ai giorni e notti che lei ininterrottamente manda avanti”.
Chi al contrario è afflitto dal Non Amore “deve fare a meno della comprensione altrui, rinunciare alla dignità, contenere i danni”. Come il lichene esposto al sole: “Il nero è diventato grigio, la tinta arida e tenue di un vegetale misteriosamente nutrito dalle rocce”.
Grazie Alic, che silenziosamente te ne sei andata, seguendo il misterioso percorso della tua memoria.


