
Da quale parte mi trovavo in realtà? Cioè, quale parte della mia persona, quella di qua o quella di là, era il vero me stesso?
E’ in questo dilemma che Murakami ci trascina, lasciandoci col fiato sospeso sino all’ultima pagina: quale mistero nasconde quella strana città circondata da mura altissime, attraversata da un fiume su cui sorgono tre ponti di pietra e dove, nella piazza principale, domina un orologio senza lancette perché le stagioni mutano ma le ore non le conta nessuno?
“Infatti l’orologio non è lì per mostrare l’ora. E’ lì per dire che il tempo non ha senso. Non si è fermato, non ha proprio senso”.
In quella strana città sono proibite le emozioni e non ci sono animali, ma solo uccelli in grado di oltrepassare le mura volando e zoccoli di mandrie di unicorni dal mantello dorato che calpestano le strade lastricate di pietra, gli unici viventi che possono entrare ed uscire dalla città grazie al severo Guardiano che vigila il portone dell’ingresso, quale protettore e regolatore tra mondo interno ed esterno alle mura.
Conosciamo da subito quella città grazie all’acerbo amore adolescenziale tra un lui di 17 anni e una lei sedicenne ( di entrambi non sapremo mai il nome, primo elemento costitutivo dell’identità) che però non è la vera lei, perché quella che compare è solo la sua ombra.
La vera lei, infatti, abita in quella misteriosa città e lavora in una biblioteca molto particolare poiché custodisce, in contenitori a forma di uovo, i sogni degli abitanti espulsi, accessibili solo al Lettore dei Sogni, l’unico in grado di far rivivere i sogni altrui e che potrebbe coincidere con l’amato lui, possessore dei requisiti adatti:
“Il tuo ruolo, nella biblioteca, è proteggere i vecchi sogni allineati sugli scaffali, custodirli con cura. Scegliere quelli che vanno presi, segnare sul registro quelli già letti. Aprire la porta d’ingresso poco prima del tramonto, accendere le lampade, e la stufa nella stagione fredda”.
E’ destino dell’ombra non avere vita durevole: la forte attrazione tra i due ragazzi, mantenuta anche attraverso un cospicuo contatto epistolare, improvvisamente si affievolisce, sbiadisce, fino a scomparire. Dell’ombra di lei non esisterà più traccia, ma il suo ricordo, intenso e doloroso, si impossesserà inesorabilmente, e per sempre, di quel diciassettenne innamorato, modificando la sua esistenza.
Sull’onda della forza dell’amore e alla continua ricerca del luogo immaginario descritto dall’ombra della perduta lei, il giovane protagonista riuscirà, senza nemmeno sapere come, a entrare nella città dalle mura incerte.
Una volta varcata la soglia, però, dovrà accettare le dure regole imposte dal Guardiano:per accedere deve rinunciare alla sua ombra, lasciarsi ferire gli occhi, accettare di non uscire più dalla città.
Queste le condizioni per vivere in quella realtà parallela e diventare Lettore dei Sogni nella biblioteca dove la ragazza effettivamente lavora, ma – scoprirà amaramente – senza conservare alcun ricordo della loro intensa storia d’amore.
Come è possibile vivere un amore non compiuto senza la memoria?
“Una persona senza ricordi possiamo dire che sia la stessa? … A quale dei due mondi volevo appartenere?”
Quando il soggiorno nella città si interrompe e il narrante torna nel mondo reale, il ricordo della ragazza e di ciò che non è potuto essere fra loro due diventa ossessione, impedendogli una crescita sentimentale serena e l’innamoramento di qualcuno diverso da lei.
Seguiamo in un tempo senza linearità lo sviluppo degli eventi, nell’enigmatica e surreale atmosfera di ciò che è già accaduto o è in corso o è nel futuro, sempre accompagnati dalla volontà del narrante di sfuggire alla realtà per trovare la propria identità, il suo vero sé più profondo.
“I ricordi si erano allontanati col passare del tempo, oppure non erano mai esistiti? E quelli che conservavo, fino a dove corrispondevano alla realtà, da che punto in poi diventavano fantasie? In quale misura erano fatti davvero accaduti e in quale misura invenzioni?”
Con una perenne “sensazione di essere fuori posto … un insignificante pezzo di ricambio”, diventato adulto, il protagonista decide di abbandonare un insoddisfacente posto di lavoro. Un emblematico sogno lo indurrà a cercare impiego in una biblioteca (Il romanzo racchiude un inno alle biblioteche, ai libri, alla lettura, alla scrittura).
“Ho sognato la biblioteca, la vedevo come se l’avessi intorno, in tutti i suoi dettagli. Lavoravo lì. Non era però la biblioteca della città dalle alte mura. Era una biblioteca normale, come ce ne sono ovunque. E sui suoi scaffali non erano allineati vecchi sogni, ma libri fatti di carta, con una copertina”.
In un piccolo paese sperduto fra le montagne, dopo essere stato selezionato per l’incarico dal direttore della biblioteca – l’originale sig. Koyasu vestito con la gonna – scoprirà di interagire con il suo fantasma, visibile solo ai suoi occhi e a quelli della fedele segretaria.
Il Sig. Koyasu ha usato il suo denaro per questa impresa, innanzitutto perché possedere e gestire una biblioteca era da sempre il suo sogno. Creare un posto speciale dall’atmosfera accogliente, radunarvi una gran quantità di libri che gli utenti potessero prendere e leggere in libertà … questo era il piccolo mondo ideale del sig. Koyasu. Anzi, il suo piccolo universo.
Anche il Sig. Koyasu ha alle spalle una drammatica vicenda d’amore: il suo bambino morto per un incidente e il suicidio della moglie spegneranno i suoi desideri e la gioia di vivere, lasciando spazio solo all’amore per i libri e la lettura.
Gli incontri di Koyasu col suo nuovo successore, inizialmente giustificati per aiutarlo ad acquisire il passaggio di informazioni, diventeranno sempre più intimi e il fantasma dovrà rispondere a domande sul perché il protagonista, dopo aver agognato l’ingresso nella città dalle alte mura, la abbandona, guidandolo così verso una migliore comprensione del suo animo:
Tuttavia, da quanto mi ha raccontato, mi verrebbe da pensare: non è che magari, in realtà, lei desiderava tutto quello che le è accaduto? Se è successo, è perché il suo cuore, benché lei non ne fosse consapevole, lo voleva. Anzi, non è vero neanche questo. Lei ha lucidamente deciso, di sua volontà, di restare in quella città enigmatica. Però la sua volontà vera non lo desiderava. In un angolo in fondo al suo cuore lei voleva uscirne e tornare in questo mondo.
In un continuo superamento di confini fra sogno, realtà, fantasmi, ombre parlanti, misteri, oltre al fantasma del bibliotecario incontreremo una barista, anche lei in fuga dal suo passato, e un ragazzo autistico che indossa un’inseparabile felpa col disegno di un sottomarino giallo e la scritta Yellow submarine.
Assisteremo alla faticosa nascita di una relazione fra la barista e il narrante:
“Le nostre esperienze di vita avevano molto in comune, così tra lei e me si è creata una certa familiarità. Eravamo due forestieri, due persone sole, arrivate come spinte dal vento in una piccola città tra i monti del Nord. Saremmo riusciti a mettere radici? Anche questo non era sicuro”.
Il freddo, la neve, il gelo, la pioggia, il buio costituiscono spesso il fondale scenografico del romanzo e, nel mondo reale, segnano la cadenza delle stagioni, mentre nella città dalle alte mura, dove il tempo per gli esseri umani è fermo sempre allo stesso punto, sono gli unicorni a ritmare il tempo, morendo stremati dal clima polare durante l’inverno e uccidendosi nei combattimenti per l’accoppiamento durante la primavera.
Un’atmosfera rarefatta permea l’alternarsi di molteplici sentimenti, solitudine, nostalgia, malinconia, memoria, morte: ogni soggetto ha il suo lutto da elaborare, ma senza declinare in uno sbocco distruttivo. Ognuno è alla ricerca di una nuova meta da raggiungere, nel rispetto dei propri limiti. La ricerca della propria identità è il punto focale di ogni attore della storia, che gioca con la propria ombra senza preoccuparsi troppo dei confini tra conscio e inconscio, speranza e illusione, immaginazione, realtà e sogno.
Emerge inoltre, nello stile di Murakami, il tema del doppio: il sé che si riflette nello sguardo dell’altro. In tal senso, che ruolo riveste M**, il ragazzo autistico di circa sedici, diciassette anni?
Anche lui è affascinato dai libri: “si sedeva sempre allo stesso tavolo vicino alla finestra e si metteva subito a leggere con espressione concentrata. A parte voltare pagina ogni tanto, non si muoveva quasi. Nutriva sicuramente un grande passione per i libri”.
Memorizzare ogni contenuto è l’unica grande abilità visibile di M**, considerato che non parla con nessuno e solo a pochi rivolge l’unica domanda relativa alla data di nascita per poter calcolare il giorno della settimana corrispondente alla venuta al mondo (la indovina sempre).
Anche M** si sente fuori posto nel mondo reale e lo dimostrerà disegnando una mappa quasi precisa della città dalle alte mura dove vuol essere accompagnato dal protagonista.
“Devo a ogni costo diventare il Lettore dei sogni. Assumerò la carica al tuo posto. E ’l’unica cosa che ti chiedo. … Quindi voglio diventare tutt’uno con te. In tal modo potrei andare a leggere ogni giorno i vecchi sogni, come se fossi te … Diventando tutt’uno con me, sarai te stesso più di prima, in modo più vero e più naturale. Non te ne pentirai, te lo garantisco. E quando penserai che sarà arrivato il momento di andartene, lo potrai fare”.
Rieccoci di nuovo dentro la città dalle alte mura, mura incerte, mura che si spostano autonomamente, perché i confini tra interno ed esterno sono in perenne movimento
“Può darsi che una realtà non sia una sola. La realtà è forse qualcosa che noi dobbiamo scegliere fra tante possibilità …cosa è reale e cosa non lo è.? ..esiste davvero un muro divisorio tra la realtà e l’irrealtà?
Nell’incipiente primavera, qualcosa turba il narrante nonostante la buona riuscita della simbiosi con Yellow submarine.
“Sembra che qualcosa dentro di me si stia alterando. Ma non capisco di quale alterazione si tratti, che senso abbia tutto questo. Sto brancolando nel buio”
E’ giunto il momento della scelta: “se lo si desidera con tutto il cuore” quel contro-mondo oltre le barriere del tempo, popolato da unicorni e da persone senza ombra, né memoria, né curiosità, può essere definitivamente abbandonato. L’ombra, fedelmente in attesa dall’altra parte del muro, è pronta per il ricongiungimento.

